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Note sui boschi della Pieve di Lavazzo. Usi delle Regole, interessi dei mercanti e politiche della Repubblica di Venezia negli anni centrali del Seicento e i primi del Settecento

di Roberto Bragaggia

di Roberto Bragaggia


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Il bosco, il legname, i pascoli e i corsi d’acqua costituivano la base della società regoliera della Pieve di Lavazzo (Castellavazzo, provincia di Belluno). Queste preziose risorse naturali erano poste quotidianamente al centro dei rapporti politici, economici, culturali e religiosi delle Regole e Vicinie con le famiglie mercantili locali, i cittadini bellunesi e con la Repubblica di Venezia.

Posta all’incrocio tra la val Zoldana, la valle del Piave, quella del Vajont e del Cellina, nel corso del ‘600 la circoscrizione plebanale fu attraversata da un lungo conflitto sociale per la primazia nell’uso e nello sfruttamento delle risorse boschive e dei pascoli. Mentre a Venezia i patrizi dibattevano come far cassa attraverso la vendita dei beni comunali e a Belluno aristocratici, popolo e Corpo territoriale trattavano per individuare modalità diverse nella misurazione dei territori e delle risorse, gli scontri nei villaggi coinvolgevano una intricatissima rete di soggetti.
Liti interminabili che oltre a rivedere gli equilibri locali di potere portavano a una revisione dei confini d’uso e alla conseguente percezione dell’ambiente circostante.

Sul far della sera... 2 gennaio 1708 là tra i viottoli e il sacro...

Sul far della sera... 2 gennaio 1708 là tra i viottoli e il sacro...

Ecco l’episodio che fa da spunto alla riflessione storica così come fu trascritto dal notaio Zuanne Pastorini nel 1708:

«Adi 2 genaro 1708, in Longarone di Lavazzo. Congregatasi la Regola di Longaron, Igne e Pirago nel luogo e more solito, dove essendo dalli deputati della stessa stato rappresentato esser stato posto novo banchetto nella chiesa di Pirago di non ordinaria
occupatione per parte e nome delli signori figlioli del signor Girolamo Teza senza alcuna benché minima autorità e licenza di detta Regola o suoi rappresentanti. Sopra di che fatti molti e varii discorsi, finalmente alla consideratione di detta autorità assontasi a pregiuditio di detta Regola stata col mezzo eretrice di detta chiesa, ma anco all’occupatione non ordinaria del medesimo banchetto in essa chiesa recata, fu mandata parte, che ipso facto resti esso banchetto Tieza estratto dalla chiesa stessa non solo, ma anco qual si sia di tutti gli altri che in essa fossero stati posti […] senza nessuna autorità e licenza di detta Regola, o non Ius habenti nella medesima chiesa dovendosi ciò subito eseguire con prohibitione espressa, che più siano introdotti che tanto. Qual parte ballottata ottenne balle affermative numero sessantaquattro, negative niuna. Testimoni messer Mattio Matiuzzi e messer Giacomo de Lorenzo da Candide. Giovanni Pastorino nodaro così richiesto da messer Zuanne Bez, e messer Antonio Manarin quondam Battista deputati di detta Regola ha esteso la parte suddetta in fede.» (Archivio di Stato di Venezia, Avogaria di Comun, Miscellanea penale, busta 132, fascicolo 6)

Dalla ricostruzione di questi microconflitti per l’uso delle risorse, emergono i profili di piccoli villaggi che erano dei veri e propri sistemi integrati attorno al Principe, in equilibrio tra la cultura collettiva e le spinte individuali del denaro e dei commerci, e allo stesso tempo giurisdizioni ben consce del loro ruolo di protagoniste nei patti di sovranità e nella tenuta dello Stato.

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