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Importanza delle zone umide per la flora (piante superiori) in Primiero

di Alessio Bertolli e Filippo Prosser

di Alessio Bertolli e Filippo Prosser


Filippo Prosser, nato a Cantù (CO) nel 1963, dal 1990 lavora come botanico presso il Museo Civico di Rovereto occupandosi soprattutto dello studio e del rilevamento della flora del Trentino e della provincia di Verona.

Alessio Bertolli, nato a Trento nel 1975, dal 2000 è ricercatore presso la sezione botanica del Museo Civico di Rovereto, dove si occupa soprattutto di cartografia della flora delle province di Trento e di Verona e di monitoraggi.

Le zone umide presentano per le piante delle condizioni ecologiche tanto particolari da rendere possibile la sopravvivenza solo di specie bene adattate a questi ambienti. Se esse sparissero dal territorio, insieme sparirebbero anche queste specie.

Fioritura di eriofori

Fioritura di eriofori sull’Alipiano delle Pale (foto F. Prosser)

Oggi in Trentino sono presenti circa 150 Siti di importanza comunitaria, e quasi la metà sono zone umide. Se le specie vegetali legate ai boschi, praterie e rupi sono ancora ben conservate, le specie legate ai coltivi hanno subito un’ecatombe di proporzioni difficilmente stimabili. I casi di distruzione diretta, sono solo la “punta di un iceberg” che comprende anche un’importante alterazione delle zone umide per cessazione della gestione che le aveva originate e mantenute nel tempo (è il caso delle praterie umide, come ad esempio i molinieti, create dallo sfalcio), zone umide destinate a morire per progressivo interramento e inaridimento, nonché l’ingresso di specie esotiche invasive che minaccia la loro vegetazione ripariale. Il regresso delle zone umide in Trentino è confermato dal fatto che circa il 55% delle specie vegetali legate alle zone umide è inserita nella Lista Rossa della flora minacciata.

Primiero non si differenzia dal resto del Trentino ma la valenza floristica abbastanza contenuta delle sue zone umide è da ricondurre alla generale acclività dei versanti che riduce i punti in cui l’acqua può ristagnare. Ciò nonostante, in Primiero esiste un complesso reticolo di zone umide “minori”: quasi 600 siti piccoli o piccolissimi. Una vera e propria costellazione di piccoli hotspot diffusa quanto ancora poco conosciuta.

Habitat Natura 2000 nelle zone umide indagate

Habitat Natura 2000 nelle zone umide indagate

Da questa costellazione sono state selezionate le 17 aree indagate a fondo, sulle quali sono ora disponibili 3432 dati floristici georeferenziati. In queste aree (che non raggiungono i 50 ettari) sono presenti ben 670 taxa di piante superiori: poco meno della metà della flora complessiva di Primiero e del Parco assieme che conta 1474 taxa. Di queste zone sono state disegnate le carte degli habitat, alcuni dei quali di particolare rilevanza. Tra le aree indagate, quella con più diversità di habitat è Malga Tognola di Siror che ne conta ben 7. Anche se, occorre precisarlo, non sempre ad un alto numero di tipologie ambientali corrisponde un elevata quantità di specie floristiche. Spicca per importanza il Prà delle Nasse, unico Sito di importanza comunitaria volto a tutelare aree umide. Per vastità, articolazione e ricchezza di specie minacciate è senza dubbio una delle zone umide più importanti di Primiero nonostante le manomissioni subite in passato. Le vaste aree di torbiera intermedia, la torbiera boscata con mugheta e i boschetti ad Alnus incana e Salix pentandra rappresentano i suoi tratti di maggior pregio. Dal punto di vista floristico, è la zona con più specie ed ospita il numero più elevato di entità di Lista Rossa provinciale.

Quali sono gli habitat di maggior rilievo delle zone umide di Primiero?

Quali sono gli habitat di maggior rilievo delle zone umide di Primiero?

1. Innanzitutto le Formazioni pioniere alpine del Caricion bicoloris-atrofuscae (codice Natura 2000 n. 7240) presenti in Val Venegia, lungo il Travignolo, a Malga Costoncella e Malga Juribello. La Val Venegia assume particolare rilevanza per la compresenza di estese torbiere (con splendide fioriture dell’orchidea Dactylorhiza majalis) e di cespuglieti igrofili con Salix mielichhoferi e Salix pentandra.

2. I Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition (cod. 3150) sono testimoniati soprattutto dai Laghi di Colbricon e di Juribrutto (con i pregiati Potamogeton alpinus e soprattutto Potamogeton praelongus: una vera rarità a livello nazionale e in Trentino).

3. Abbastanza ricorrenti sono le torbiere basse acidofile (non in Direttiva) e le torbiere basse alcaline (cod. 7230). In queste ultime si possono trovare, tra l’altro, distese di eriofori e ricche fioriture di orchidee di palude. Anche le torbiere intermedie, caratterizzate soprattutto da Carex rostrata, sono piuttosto diffuse.

4. I molinieti (cod. 6410) sono poco rappresentati e spesso si rinvengono in aspetti deteriorati. Sono formati da prati falciati in periodo tardivo e poco concimati e costituiscono (o meglio costituivano) un tassello di quell’agricoltura tradizionale che sta ormai scomparendo ovunque. I depositi di paglia non asportata per il mancato sfalcio portano al soffocamento delle specie di piccola taglia, tra le quali alcune orchidee tipiche di palude.

5. Infine, l’habitat Fiumi alpini con vegetazione riparia erbacea (cod. 3220) è diffuso lungo i corsi d’acqua caratterizzati da una certa naturalità. Qui si trovano comunità vegetali sì legate all’acqua, ma in grado, nei periodi di magra, di sopportare momenti di aridità. In Primiero esempi notevoli sono offerti dal grandioso greto del Torrente Vanoi (con boschi di ripa con Salix daphnoides) e dal greto dell’alto corso del Torrente Travignolo.

Lo studio qui pubblicato costituisce un importante elemento conoscitivo riguardo le zone umide di Primiero e reca alcune precise indicazioni.

La presenza diffusa in Primiero di piccole aree umide costituisce un vero e proprio serbatoio di biodiversità ancora in parte inesplorato e, per fortuna, poco minacciato.

Le maggiori criticità per la conservazione si collocano soprattutto nella fascia territoriale più antropizzata, dove sono auspicabili più incisivi interventi di tutela sia passiva che attiva.

Le maggiori difficoltà nella tutela derivano dalla frammentarietà di molti siti umidi e dalla scarsità di strumenti d’intervento, specie al di fuori delle aree Natura 2000.

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